Seconda parte del Post dedicato ai “Rischi del Web Marketing Fai da Te“.
Dopo aver trattato nella prima parte i principali rischi in ambito Search Engine Optimization e Keyword Advertising, passiamo al Social Media Marketing.
Social Media Marketing
Il primo rischio connesso al “Social Media Marketing Fai da Te” in ambito aziendale, è quello di “buttarsi” nei Social Network senza una strategia ben definita e senza aver valutato attentamente costi e risorse necessarie.
La mancanza di una strategia porta spesso all’apertura di un nuovo canale di comunicazione unidirezionale, dove nella migliore delle ipotesi verranno replicati in toto contenuti già presenti sul sito web aziendale, dove non verrà dato alcun valore aggiunto rispetto ai canali già esistenti, e dove le persone non verranno coinvolte.
Sottovalutare costi e risorse (economiche e umane) necessarie per la gestione dei canali, porta invece spesso al completo abbandono dei Social Network dopo l’entusiasmo iniziale, cala la frequenza di aggiornamento dei contenuti, le richieste degli utenti restano senza risposta, ed iniziano a proliferare messaggi di Spam nella bacheca che nessuno rimuove.
Non è possibile pensare di delegare la gestione dei canali e della relazione con Fan e Follower, alla segretaria/stagista “visto che, già passa tutto il giorno in Facebook” (a chattare con le amiche, non certo a gestire relazioni aziendali…) o al cugino adolescente esperto di Social Network (massimo esperto di Netlog e Badoo…).
Se da un lato è vero che aprire una Pagina Facebook o un account Twitter è assolutamente gratuito, è altrettanto vero che gestire adeguatamente i canali richiede delle competenze e comporta dei costi (anche solo in termini di tempo) che vanno attentamente valutati, e che non possono trovare una soluzione nell’improvvisazione del fai da te.
Il secondo rischio è quello di approcciare i Social Media senza conoscere gli strumenti e le regole proprie dei diversi canali.
Esiste ancora chi, forte dell’esperienza nell’utilizzo personale di Facebook, apre un Profilo Facebook Personale per l’azienda, ignorando completamente l’esistenza di strumenti più adeguati.
Un’azienda con un profilo personale che richiede l’amicizia ai propri clienti/conoscenti, oltre a non rispettare le policies di Facebook, non rispetta a mio avviso neanche le persone a cui chiede l’amicizia.
Per quale motivo dovrei accettare l’amicizia di un’azienda, dandole libero accesso a tutte le informazioni personali del mio profilo Facebook, come fosse un mio amico? A maggior ragione, se ignoro completamente quale persona, o addirittura quali e quante persone, stiano realmente gestendo quel finto profilo personale.
Anche nell’utilizzo di strumenti come Twitter, che possono sembrare meno complessi, la scarsa conoscenza delle regole può portare ad un utilizzo poco professionale del canale.
Ho visto account Twitter aziendali dove non vengono rispettate neanche le regole più basilari, con Tweet superiori ai 140 caratteri contenenti url di approfondimento non “accorciate” e sistematicamente troncate (quindi inutilizzabili), oppure con funzionalità quali Reply, Mention, Hashtag e Retweet utilizzate in modo scorretto, o completamente ignorate.
Spesso invece l’account Twitter aziendale viene utilizzato (per comodità) in modo completamente automatizzato e passivo, con contenuti fatti rimbalzare da Pagine Facebook o Feed RSS, spesso con frasi troncate in malo modo (perchè superiori ai 140 caratteri) o con messaggi privi di significato in quanto erano destinati alla pubblicazione su altri canali.
Se un’azienda non ha tempo di utilizzare adeguatamente più canali, è meglio che si limiti ad utilizzarne solo alcuni in modo corretto, piuttosto che “gestirne” diversi in modo passivo, replicando in automatico gli stessi contenuti.
Il rischio più grande però, resta a mio avviso connesso alla scarsa capacità di gestione di richieste di informazioni o peggio, di eventuali critiche e lamentele.
All’interno dei Social Network, le richieste ed in particolare le lamentele, richiedono un’attenzione e una tempestività di risposta decisamente superiori rispetto agli altri canali istituzionali online, per un semplice motivo… sono pubbliche e visibili a chiunque: clienti, prospect, dipendenti, management, fornitori, ed anche ai concorrenti più attenti.
L’azienda non può permettersi di mostrare a tutti la propria inefficienza nel gestire le relazioni attraverso i Social Media, lasciando inevase troppo a lungo le richieste di informazioni, ma soprattutto non può permettersi di rendere pubblica la scarsa capacità di gestire le criticità, non rispondendo rapidamente ed in modo corretto (e trasparente) ad eventuali critiche o lamentele.
Se un’azienda già non riesce a gestire adeguatamente e con tempestività queste criticità offline e attraverso i canali online istituzionali, come può pensare di aprire e gestire in autonomia ulteriori canali di comunicazione, dove questa inefficienza sarà sotto gli occhi di tutti?
A differenza dei rischi esposti nella prima parte del post, non si rischia solo di non ottenere risultati o di buttare soldi… il fai da te e l’improvvisazione nel Social Media Maketing possono generare seri danni di immagine, spesso gravi e di difficile gestione e risoluzione.
Anche in questo caso, se avete Case History o esperienze indirette in materia (di bricolage), condividetele pure nei commenti :-)
Nella terza parte del post, i rischi del Fai da Te nell’Email Marketing e nella Web Analytics.
Sono pienamente d’accordo sui rischi del fai da te in ambito web. Anche io lavoro in questo settore e mi sono resa conto attraverso l’esperienza di come però anche tante aziende che millantano risultati in realtà spesso siano le prime a non fare quello che promettono. Questo a mio avviso è un forte deterrente per il settore, si marcia sull’ignoranza dei clienti anziché formarli un minimo.
27/11/11 21:07 - Link